Come anticipato in questo sito e negli avvisi settimanali, giovedì 14 luglio 2022 all'oratorio di San Polo abbiamo incontrato padre Renato Comastri che è venuto a parlarci della sua esperienza di 52 anni trascorsi in Mozambico, inviato in quella lontana terra d'Africa come missionario dehoniano. Accanto a lui, nel salone intitolato a padre Giuseppe Zanetti, era presente Andrea Bonati, del Centro Missionario Diocesano, che da sempre ha espresso sostegno e vicinanza ai nostri missionari, anche a quelli non diocesani.
Padre Renato, accompagnato a San Polo anche dalla sorella Ettorina e dalla cognata Irene, ha esordito con il doveroso ricordo di padre Giuseppe, carissimo amico suo e nostro, di cui domenica 17 luglio ricorrono i 22 anni dalla morte. Sono stati compagni di studi in Italia e successivamente entrambi missionari di Mozambico. Sepolto in quella terra di missione, padre Giuseppe continua a far sentire la sua presenza, testimoniata anche dal Diario che ci ha lasciato.
Padre Renato ha elencato le caratteristiche di padre Zanetti: vita di fede e spiritualità, serenità e capacità di ascoltare tutti, contatto immediato con chiunque, desiderio di sentire il contatto gioioso con Dio. Era una persona che guardava avanti, conciliante, con apertura di pensiero e un grande valore dell'amicizia e della comunità religiosa, cristiana e diocesana.
Padre Renato ci ha raccontato che dallo scorso febbraio si è trasferito a Maputo, la capitale del Mozambico. Precedentemente è vissuto nella diocesi di Quelimane e poi del Gurue, nella grande missione di Nauela, comprendente 110 comunità cristiane in un raggio di 120 km. Ci ha raccontato in sintesi le vicende politiche del paese, del colonialismo, la guerra contro i portoghesi, l'indipendenza...
La prima Chiesa mozambicana aveva una struttura piramidale, ora invece si è stabilizzata ministeriale. I laici sono una forza unica e vera. Nonostante i problemi, lo Spirito produce i suoi frutti. Ci sono comunità che per un periodo di 12 anni, a causa della guerra, non hanno avuto la celebrazione della Santa messa, ma sono ugualmente cresciute e organizzate. Esiste un forte senso della comunità e della domenica. Sono cristiani con una grande speranza e un elevato senso del perdono. La guerra non ha fatto maturare forme di vendetta.
I sacramenti vengono celebrati in gruppo. I ministri straordinari della Comunione, sempre durante la guerra, percorrevano anche 200 km per poter ricevere le particole consacrate da distribuire nelle loro comunità. Si tratta di una Chiesa originale. L'entusiasmo iniziale talvolta si è spento: sono cambiate le persone e sono sorti problemi che bloccano. Il tempo del Covid ha imposto l'obbligo delle mascherine e il rispetto delle norme sanitarie. La situazione è sempre stata sotto controllo. Il divieto di celebrare la santa Messa con assembramenti ha portato gruppi di famiglie ad incontrarsi con regolarità ed è aumentata la responsabilità per celebrare con regolarità la liturgia domenicale. L'alta percentuale di giovani nella popolazione non corrisponde però alla partecipazione alla liturgia, dove anche danza e canto, così tipici di quel paese, sono diminuiti.
Al termine dell'incontro, a cui hanno partecipato persone provenienti da varie zone della nostra unità pastorale, un lungo applauso ha espresso a padre Renato tutto l'affetto dei presenti.
Ecco la registrazione audio dell'incontro.
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